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Risultati

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Italia - Serie C - Girone A 02/04 15:15 24 [8] Lumezzane v Alessandria [20] L 2-1

Stat.

 TotalIn casaFuori casa
Partite disputate 44 23 21
Wins 10 5 5
Draws 7 4 3
Losses 27 14 13
Goals for 29 15 14
Goals against 55 23 32
Clean sheets 10 7 3
Failed to score 26 15 11

L'Unione Sportiva Alessandria Calcio 1912, meglio nota come Alessandria, è una società calcistica italiana con sede nella città di Alessandria. Milita in Serie C, la terza serie del campionato italiano di calcio.

Rifondata nel 2003, ha una tradizione sportiva che risale al 1912, a sua volta discendente dalla preesistente sezione calcistica della società Forza e Coraggio, d'incerta datazione. La squadra conta 13 stagioni in Serie A tra il 1929 e il 1960 e 21 in Serie B; ha inoltre raggiunto una finale di Coppa Italia nel 1936. Nel suo palmarès annovera due Coppe Italia di Serie C, vinte nel 1973 e nel 2018, e una Coppa CONI, conquistata nel 1927.

Tra i più celebri giocatori che hanno indossato la maglia grigia del sodalizio piemontese sono ricordati il Pallone d'oro 1969 Gianni Rivera e i campioni del mondo Luigi Bertolini, Felice Borel, Giovanni Ferrari e Pietro Rava, oltre a Carlo Carcano e Adolfo Baloncieri.

Il periodo di maggior lustro per la squadra si fa risalire ai decenni del primo dopoguerra e della cosiddetta «scuola alessandrina» che, dando continuità ai dettami importati nei primi anni dieci dall'allenatore inglese George Arthur Smith, prevedeva metodi di allenamento e tattiche di gioco inediti per il calcio italiano. In quegli anni, con Pro Vercelli, Novara e Casale, l'Alessandria andò a formare il «quadrilatero piemontese», fucina di grandi campioni e di importanti vittorie.

History

Le prime squadre di calcio ad Alessandria

L'Alessandria del 1912, in maglia biancazzurra

Già sul finire del XIX secolo il calcio era arrivato ad Alessandria: vi sono notizie riguardanti un'amichevole nel 1894 disputata da una squadra alessandrina contro una compagine genovese (forse il Genoa). Nell'agosto del 1896 nacque l'Unione Pro Sport Alessandria (con divisa grigio scura), che partecipò tra il 1897 e il 1898 ad alcuni tornei amichevoli con squadre di Torino e Genova. Nel 1897 vinse, nel capoluogo ligure, il "Concorso nazionale ginnico-Sezione gioco football", il campionato nazionale di calcio organizzato dalla FGNI, con otto punti in classifica e venne premiata con la «corona di quercia». Il 15 marzo 1898 fu invitata a fare parte della costituente Federazione Italiana Football (FIF): prese parte alle sfide antecedenti il primo campionato ufficiale ma, ritenutasi danneggiata a favore di Torinese e Genoa, preferì gareggiare nell'ambito dei tornei organizzati dalla Federazione Ginnastica d'Italia secondo un differente regolamento.

La Pro Sport andò poi dissolvendosi; dalle sue ceneri nacque, nel 1907, la Pro Alessandria che scomparve, dopo un'attività sporadica, presumibilmente negli ultimi mesi del 1911.

Dalla Forza e Coraggio al Foot Ball Club

Malgrado queste precocissime esperienze, per circa un decennio il foot-ball ad Alessandria ebbe un ruolo decisamente subalterno rispetto a quello di altre tradizionali discipline quali il canottaggio, il ciclismo e l'atletica. A dare nuovo impulso alla diffusione dello sport fu la fondazione di due società ginniche rivali. Nel maggio 1907 nacque, per iniziativa dell'ex militare Francesco Ratti, la Unione Ginnastica Frangar Non Flectar, poi sostituita il 17 marzo 1908 dalla Unione Ginnastica Forza e Coraggio, che vestiva maglie di colore grigio chiaro. Nel 1909 nacque la Forza e Concordia, con maglie grigio scuro, la prima società a formare stabilmente una sezione calcistica, seguita nel 1911 dalla Forza e Coraggio, presumibilmente per l'interesse dei figli di Ratti, Alfredo e Attilio, di Enrico Badò e di Augusto Rangone; in più occasioni le due squadre si sfidarono per aggiudicarsi il primato cittadino.

Mentre la Forza e Concordia declinò, per poi sparire nel 1913, l'ambiziosa Forza e Coraggio prese l'importante decisione di allestire una squadra che disputasse finalmente il Campionato Nazionale. La prospettiva si concretizzò nei mesi a venire. La tradizione fa risalire la fondazione del club al 18 febbraio 1912, con la stipula di un atto costitutivo del Foot Ball Club Alessandria: le firme apposte su di esso sarebbero state quelle di Badò, di Amilcare Savojardo e di Alfredo Ratti, che fu nominato primo "direttore". Nonostante l'assenza di documenti ufficiali comprovanti la fondazione e l'affiliazione alla FIGC datati 1912, altre fonti indicano che già da almeno un anno la Forza e Coraggio giocava con regolarità gare amichevoli: l'atto del 1912 avrebbe rappresentato, sulla scia della moda dell'epoca, un semplice cambio di denominazione in onore della città d'origine, che celava probabilmente anche l'intento di rendere la politica locale più sensibile alle esigenze del sodalizio e dunque più propensa a un patrocinio.

Il Foot Ball Club Alessandria disputò le prime gare amichevoli in maglia biancazzurra, per poi riacquisire la casacca grigia della Forza e Coraggio in occasione del campionato di Promozione del 1912-1913. Con la vittoria del torneo, sancita dallo spareggio disputato a Novara contro la Vigor di Torino, la squadra cinerina ottenne immediatamente un posto nella prima categoria del Campionato Nazionale. Nell'estate del 1913 avvenne il divorzio dalla Forza e Coraggio: il FBC divenne pertanto società autonoma.

I primi campionati nazionali e la «scuola alessandrina»

«[L'Alessandria] è la vera, la grande rivelazione di quest'annata [...], una squadra che, sconosciuta fino a pochi mesi fa, impone oggi il suo nome e la sua forza di fianco agli avversari più anziani.»

Nel 1913 entrò in squadra il giocatore-allenatore inglese George Smith. Al debutto nei campionati di Prima Categoria, l'Alessandria, squadra dall'età media bassa e formata essenzialmente da atleti locali, ben figurò e si guadagnò il plauso della critica. Inoltre, nel campionato 1914-1915 mancò l'ammissione al girone finale per soli due punti.

I principi che Smith mise in atto ad Alessandria, rivolti soprattutto ai giovani calciatori, furono particolarmente innovativi per il calcio italiano dell'epoca; ripresi nel dopoguerra dal fido allievo Carlo Carcano, primo giocatore grigio a essere convocato in Nazionale e allenatore a più riprese negli Anni Venti, vennero inclusi nel concetto di «scuola alessandrina», modello di vivaio capace di plasmare nei decenni successivi atleti di livello mondiale: al 1915 risale l'esordio in prima squadra di Adolfo Baloncieri. Su queste basi, nel primo dopoguerra l'Alessandria poté continuare a migliorare le proprie prestazioni: nel campionato 1919-1920 s'impose nettamente nel girone eliminatorio, con nove vittorie e un pareggio, per fermarsi poi al cospetto del Genoa in semifinale.

Nell'aprile del 1920 il FBC si fuse con l'Unione Sportiva Alessandrina, altra squadra cittadina fondata nel 1916, divenendo Alessandria Unione Sportiva e mantenendo la maglia grigia. Al termine della stagione 1920-1921, dopo un vittorioso spareggio giocato a Milano contro il Modena, il club ottenne l'ammissione alla semifinale per il Nord Italia. Il 10 luglio 1921, a Torino, l'Alessandria incontrò la Pro Vercelli nella gara che avrebbe decretato il nome della squadra destinata a giocare, contro il Bologna, la finale settentrionale (la cui vincente avrebbe, a sua volta, incontrato il Pisa nella finale nazionale). La gara fu violenta e aspramente contestata dai giocatori grigi che, ridotti in nove per i gravi infortuni occorsi a Carcano e a Moretti, scelsero di ritirarsi per protesta dopo appena un'ora di gioco sul risultato di 0-4.

Negli anni successivi l'Alessandria continuò a sfoderare buone prestazioni in campionato e a lanciare giovani calciatori di valore destinati alla Nazionale, quali Brezzi, Gandini, Elvio Banchero, Cattaneo e Giovanni Ferrari, senza mai riuscire a piazzare lo scatto decisivo per la conquista di uno scudetto; persi anzi Brezzi, costretto dalla salute precaria ad abbandonare il calcio, Baloncieri, passato al ricco Torino, e Ferrari, ceduto frettolosamente all'Internaples, la squadra cinerina nella stagione 1925-1926 rischiò addirittura il declassamento in Prima Divisione, cui scampò solamente grazie a una serie di spareggi.

La Coppa CONI, lo scudetto mancato e la Serie A

«Se ci fosse una scuola di football, il maestro ricorrerebbe all'Alessandria per dare l'esempio di una squadra che, pur essendo sistematicamente spogliata dei suoi campioni, non altera lo stile del proprio gioco, l'armonica compattezza dei propri reparti, la dignità del proprio rango sportivo. Partono gli assi e rimane la squadra. Ciò significa che l'Alessandria è viva e vitale. Vuole dire che quello che fa la personalità dell'Alessandria è lo spirito di club, è la bontà della scuola, è l'intrinseca classe del gioco.»

Nel 1926 l'Alessandria si riaffidò all'allenatore Carcano e al non ancora ventenne Ferrari; ritornata ai vertici, si aggiudicò nel luglio 1927 il primo trofeo ufficiale, la Coppa CONI, una sorta di Coppa Italia ante litteram, conquistata dopo una doppia finale contro i cugini del Casale (1-1 a Casale Monferrato e 2-1 ad Alessandria); nelle eliminatorie l'Alessandria aveva superato Livorno, Andrea Doria, Brescia, Alba Roma e Napoli. In quello stesso anno iniziarono i lavori di costruzione del nuovo stadio.

Lo stesso argomento in dettaglio: Derby della Provincia di Alessandria § Il caso del 1928.
L'Alessandria 1927-1928

Nella stagione successiva l'Alessandria sfiorò la conquista dello scudetto. Superata la prima fase del campionato, i lanciatissimi grigi si ritrovarono a lottare per il titolo, nel girone finale a otto squadre, contro il Torino dell'ex Baloncieri. Fu una pesante e inopinata sconfitta subita sul campo del Casale, ultimo in classifica, a cancellare i sogni di gloria della squadra di Carcano, alla quale non bastò sconfiggere il Torino, nello scontro diretto, per riagganciarlo in vetta. L'esperto portiere Curti, autore di una prestazione negativa e sospettato da più parti di avere organizzato una combine con i monferrini, fu presto ceduto. Non fu ritenuto necessario dalle autorità, già pesantemente screditate dopo la bufera che aveva travolto il mondo del calcio dopo il "Caso Allemandi", aprire indagini sul derby e sul suo misterioso andamento.

Al termine della stagione 1928-1929 la squadra venne ammessa al primo campionato di Serie A (1929-1930). In occasione della prima giornata l'Alessandria calcò per la prima volta il terreno del Campo del Littorio, inaugurato ufficialmente il successivo 28 ottobre 1929; all'esordio sul nuovo campo di gioco, il 6 ottobre, i grigi sconfissero la Roma. L'Alessandria, terminato il girone d'andata a ridosso della prima posizione, concluse sesta. Nel 1931-1932 (allenatore Stürmer) la squadra reagì a un infortunio che troncò prematuramente la carriera di Gandini e, sospinta dalle 21 reti di Libero Marchina, terminò nuovamente il campionato in sesta posizione, fissando, in 38, il proprio record di punti in A.

L'Alessandria che arrivò 6ª in Serie A nel 1930

Il contributo alla Nazionale e il crescente gap con le metropolitane

«Con i giocatori usciti da Alessandria e oggi sparsi ai quattro venti nelle squadre italiane, si potrebbe formare il più formidabile squadrone nostro. E sarebbe uno squadrone che avrebbe anche l'allenatore migliore, poiché Carcano è alessandrino.»

Sempre più spesso, negli Anni Trenta, i giocatori finirono per lasciare la società, ancora legata al dilettantismo, per migrare verso grandi centri. La conseguenza fu che, se nel 1928 erano stati due i giocatori alessandrini a festeggiare con la Nazionale la vittoria della medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Amsterdam, ovvero l'attaccante Banchero e il terzino Viviano (che non scese mai in campo per un infortunio che lo costrinse ad abbandonare il calcio) cui si aggiungeva l'ex grigio Baloncieri, ai vittoriosi campionati mondiali del 1934 e del 1938 parteciparono solamente gli "ex" Ferrari e Bertolini, che assieme all'allenatore Carcano (che coadiuvò peraltro il commissario tecnico Pozzo nel 1934) erano passati, nel periodo 1930-1931, alla forte Juventus dell'epoca.

Anche a causa del frequente ricambio, l'Alessandria nei primi Anni Trenta non ebbe altre aspirazioni che posizioni di centroclassifica; nel 1936 raggiunse comunque, dopo avere battuto Cremonese, Modena, Lazio e Milan, la finale di Coppa Italia, giocata a Genova l'11 giugno 1936 e persa per 5-1 contro il Torino. Nell'estate del 1936 la Lazio, dopo avere soffiato Piola alla Pro Vercelli e in procinto di allestire una forte squadra per puntare alla vittoria dello scudetto, offrì alla società grigia la considerevole cifra di 400 000 lire per i promettenti Busani, Riccardi e Milano; la dirigenza grigia accettò, ma la squadra ne risultò snaturata e indebolita e, al termine del campionato 1936-1937, l'Alessandria retrocesse per la prima volta in Serie B.

La Serie B e l'avvento della guerra

La prima stagione tra i cadetti terminò con una nuova delusione: dopo avere guidato la classifica per gran parte del torneo, la squadra grigia andò incontro a una crisi di risultati nel finale, che permisero a Modena e Novara di agganciarla in testa; furono gli azzurri a completare la rimonta, espugnando Alessandria all'ultima giornata, il 5 giugno 1938, e neanche gli spareggi, disputati a Milano e a Torino, risollevarono le sorti della formazione cinerina, che perse entrambe le partite e vide le altre due contendenti passare direttamente in Serie A. A partire da quel momento, l'Alessandria non riuscì più a inserirsi in modo concreto nella lotta per la promozione; anche le aspettative nate dopo l'inizio del campionato 1941-1942, con allenatore Pasquale Parodi, furono funestate nel girone di ritorno: la squadra precipitò al decimo posto.

L'Alessandria della stagione di Serie B 1937-38

L'evento bellico complicava poi notevolmente lo svolgimento del campionato, come dimostrano gli episodi relativi al giovane attaccante Zaio, fuggito dalla caserma per raggiungere la decimata squadra in trasferta a Pescara e perciò aggregato ai reparti diretti in Russia per punizione, e alla trasferta di Palermo del dicembre 1942, quando la squadra, impossibilitata a raggiungere la Sicilia per l'assenza di mezzi ferroviari, fu condannata dalla Federazione alla sconfitta a tavolino. Nel 1943 i campionati nazionali vennero sospesi a causa della guerra.

I campionati di guerra e il ritorno in massima serie

L'Alessandria 1945-1946, vincitrice del campionato misto Serie B-C

Durante la guerra l'Alessandria parve ormai svuotata. Prese parte al Campionato Alta Italia 1944 tra molte difficoltà, riuscendo a fatica a radunare undici calciatori tra membri della vecchia rosa e militari di stanza in città (tra di essi, Virgilio Maroso). In un'occasione anche l'allenatore, il quarantasettenne Baloncieri, scese in campo; la squadra cinerina chiuse ultima sul campo un girone composto da formazioni liguri e piemontesi, anche di terza serie.

Alla ripresa dei campionati nazionali, la famiglia Moccagatta salì al vertice della società e gettò le basi per una risalita; per convertire definitivamente la squadra all'imperante sistema fu affiancato all'allenatore Cattaneo l'ex torinista Sperone, che aggregò Ellena e Cassano alla folta rappresentanza di elementi locali, tra cui un giovane Gino Armano. Il torneo, denominato «Promozione», si svolse in un clima molto teso a causa delle intemperanze dei tifosi: fu in quel periodo che si riaccese quel "campanilismo" che il fascismo aveva tentato di sopire; il 3 febbraio 1946, al termine della gara casalinga persa 2-3 contro il Piacenza, la polizia fu costretta a chiamare due autoblinde per sedare le intemperanze della tifoseria alessandrina, che si era scagliata contro il direttore di gara. L'Alessandria, comunque, vinse nettamente sia il girone eliminatorio che quello finale, riottenendo un posto in Serie A per la stagione 1946-1947, in cui venne sancito il ritorno del massimo campionato alla formula del girone unico.

La seconda esperienza in Serie A e la caduta in Serie C

Il ritorno in Serie A si aprì con l'improvvisa morte del presidente Giuseppe Moccagatta, cui fu intitolato lo stadio; nelle due stagioni successive l'Alessandria ottenne alcuni successi di prestigio, specialmente quando favorita dal campo di gioco pesante (nel 1947 sconfisse per 2-0 sia il Torino che la Juventus), ma nel complesso i risultati non furono particolarmente entusiasmanti. Il 2 maggio 1948 il club subì quella che rimane ancora oggi la più pesante sconfitta mai patita da una squadra in una partita del massimo campionato a girone unico, in Torino-Alessandria 10-0; l'infierire dei granata sugli ospiti nell'ultimo quarto d'ora fu dovuto a uno screzio tra Valentino Mazzola e un tifoso che lo sbeffeggiava da bordo campo. Al termine di quel campionato, i grigi fecero ritorno in Serie B.

Proprio negli anni quaranta l'Alessandria fu protagonista di un episodio curioso quando, prima di una partita contro il Venezia, l'arbitro ordinò a una delle due squadre di cambiare divisa, poiché, a suo parere, la maglia grigia non si distingueva da quella nera degli avversari. Dopo la gara la FIGC chiese all'arbitro di sottoporsi a una visita oculistica, dalla quale risultò daltonico: la visita divenne allora obbligatoria per tutti gli arbitri.

La seconda esperienza in Serie B fu contrassegnata da risultati opachi (un 11º e un 18º posto); in due anni, dunque, l'Alessandria cadde dalla prima alla terza serie, rimanendo vittima negli ultimi minuti del torneo 1949-1950 della prima retrocessione in Serie C. Continuava comunque a brillare il vivaio: nel 1949 la squadra «Juniores», allenata da Umberto Dadone, vinse il campionato nazionale. In Serie C l'Alessandria disputò campionati di vertice, salvandosi nel 1952 da una riforma che abbatté di un quarto il numero delle partecipanti e ottenendo, nel successivo campionato a girone unico, il ritorno tra i cadetti.

L'era di Silvio Sacco e le ultime stagioni in A

L'Alessandria del 1959-1960, stagione dell'esordio nelle Coppe Europee e dell'ultimo campionato di Serie A

«Millenovecentocinquantasette. Alessandria cantava la vita in grigio, e nessuno sbadigliava. Anzi.»

Nel 1955 prese il timone della società Silvio Sacco, magnate petrolifero di origine tortonese, che non nascondeva l'ambizione di riportare il sodalizio in Serie A; allestì perciò una squadra in grado di lottare per il vertice nel torneo 1956-1957 e riuscì nell'opera al termine di un campionato equilibrato, contrassegnato dalla rischiosa scelta di sostituire nel finale l'esperto allenatore Sperone con il debuttante Pedroni. Rimontato il Catania in campionato e sconfitto il Brescia in uno spareggio giocato a Milano, i grigi, che peraltro nel dicembre 1956 avevano superato in amichevole la Nazionale italiana per 3-2, festeggiarono il ritorno in A dopo otto anni.

Se nei primi decenni di vita il club piemontese aveva brillato per la sua manovra offensiva, in questo periodo si dimostrò invece ottimo interprete del catenaccio e ottenne in massima serie alcune non scontate salvezze, con largo anticipo, contrassegnate dal ritorno di due alessandrini, Tagnin e Giacomazzi, in Nazionale nel 1957 e dall'esordio in prima squadra, nel giugno 1959, del quindicenne Gianni Rivera, promosso a titolare per la stagione successiva: dopo uno spettacolare gol segnato al Napoli, preceduto da un rapido slalom tra i difensori partenopei, l'allenatore e pigmalione Pedroni si mise a piangere. Sempre nella stessa annata 1959-1960, l'Alessandria esordì in una competizione internazionale, affrontando il Velež di Mostar in Coppa Mitropa. Proprio quella rimane ancora oggi l'ultima stagione nella massima categoria per l'Alessandria, che retrocesse tra i cadetti al termine del campionato, a tre anni dallo spareggio di Milano.

Il ritorno in Serie C e la Coppa Italia Semiprofessionisti

Ancora una volta, alla caduta in Serie B non fece seguito un'immediata riscossa; nonostante la vena realizzativa dei capocannonieri dei campionati 1960-1961 e 1961-1962 Fanello e Cappellaro, la squadra non andò oltre posizioni di centroclassifica. Durante il periodo di permanenza tra i cadetti i grigi parteciparono a due edizioni della Coppa delle Alpi (1960 e 1962, nella quale raggiunsero le semifinali), torneo dedicato inizialmente a squadre europee delle serie minori. I campionati procedevano nell'anonimato, complice il distacco del presidente Sacco, fino al 1966-1967, quando l'Alessandria – partita addirittura con ambizioni di promozione – scivolò inaspettatamente in Serie C.

In occasione dell'800º anniversario dalla fondazione della città di Alessandria, nel 1968, la società invitò la squadra brasiliana del Santos a disputare una gara amichevole allo Stadio Moccagatta. L'incontro venne disputato il 12 giugno e fu vinto dai sudamericani per 2-0: tra i gol, quello di Pelé, che uscì dallo stadio indossando la maglia numero 10 dell'Alessandria, tra i tifosi in visibilio.

Nei primi Anni Settanta l'Alessandria fallì per tre volte consecutive la promozione in Serie B in modo rocambolesco, dopo scontri al vertice risolti a sfavore per pochi punti. Trovò consolazione nelle vittorie del Campionato Juniores Semiprofessionisti 1971-1972 (con Giorgio Tinazzi allenatore e il giovane Luigi Manueli, autore di una doppietta nella finale di Rimini contro il Giulianova, capitano) e, con la prima squadra, della prima edizione della Coppa Italia Semiprofessionisti, nel 1973 (allenatore Giuseppe Marchioro), quando superò nell'ordine Asti Macobi, Savona, Derthona, Pro Vercelli, Spezia, Modena e, infine, l'Avellino, sconfitto per 4-2 dopo i tempi supplementari nella finale disputata allo Stadio Flaminio di Roma, interrotta poi a pochi minuti dalla fine per invasione di campo.

L'Alessandria della stagione 1973-1974, artefice della promozione dei grigi in serie cadetta

La promozione tra i cadetti arrivò, finalmente, vincendo con quattro giornate d'anticipo la Serie C 1973-1974, con Dino Ballacci in panchina; la stagione si chiuse in maniera convulsa, con il clamoroso esonero dell'allenatore, in contrasto con la dirigenza, dopo che la decisiva gara di Mantova aveva sancito la vittoria matematica del campionato per l'Alessandria, e con le successive dimissioni del presidente Paolo Sacco, contestato dalla tifoseria.

Dal trentennio in Serie C al fallimento

La permanenza in Serie B durò una sola stagione e, a quindici anni dall'addio alla Serie A, sfuggì anche la categoria cadetta: nonostante un buon inizio (all'esordio i grigi espugnarono il campo di un Como destinato alla promozione), un grave infortunio privò la squadra della punta Baisi, condizionandone l'andamento e condannandola a uno spareggio salvezza disputato ancora a San Siro e perso contro la Reggiana. A partire da quel momento, i grigi diventarono una presenza fissa in quella categoria per quasi trent'anni; passata nelle mani dell'ex presidente dell'Asti Bruno Cavallo e con rose allestite secondo logiche di risparmio mediante la valorizzazione di giovani e dilettanti, l'Alessandria disputò alcuni discreti tornei, senza riuscire poi a evitare la caduta in Serie C2 nel 1979. Il passaggio all'era Sandroni coincise con il ritorno in C1 (1981-1982, con Ballacci nuovamente al timone), ma l'assenza dei mezzi economici necessari impedì di mantenere a lungo la categoria.

Nel 1983 iniziò da Alessandria l'ascesa nel mondo del calcio dell'ambizioso Gianmarco Calleri e del fratello Giorgio, provenienti dall'Ivrea. Le ricche campagne acquisti condotte dalla famiglia ligure, con Carlo Regalia dirigente, non diedero però risultati apprezzabili; dopo tre stagioni chiuse a ridosso della zona promozione, inasprite dalla delusione per la sconfitta nello spareggio per la Serie C1 perso al Braglia di Modena contro il Prato (1984-1985), i Calleri abbandonarono il progetto, trasferendosi alla Lazio assieme ai calciatori più talentuosi della rosa grigia.

Un'Alessandria nel marasma societario, sostenuta per la prima parte del torneo dal presidente della Massese Bertoneri, partecipò dunque al campionato 1986-1987 con una rosa di giovani e la costante minaccia dell'esclusione. In quel clima fu inevitabile la prima retrocessione in Interregionale, poi evitata per la rinuncia del Montebelluna e le garanzie fornite da una nuova dirigenza, che aveva a capo l'imprenditore valenzano Gino Amisano; questi legò così il suo nome al club per quasi quindici anni. In questo lasso di tempo la squadra ottenne per due volte la promozione in Serie C1 (nel 1988-1989 e nel 1990-1991, con vittoria del campionato), superò indenne la crisi della Kappa, azienda tessile torinese che nei primi Anni Novanta aveva investito nella società e, al termine della stagione 1995-1996, mancò per un punto la qualificazione ai play-off per la Serie B. Nel 1998, in coda a un campionato combattuto, l'Alessandria retrocesse nuovamente in Serie C2, sopraffatta ai play-out dalla Pistoiese.

Le speranze di una risalita, maturate al termine del felice campionato 1999-2000, che conobbe il suo apice nella vittoriosa finale dei play-off vinta a Reggio Emilia contro il Prato, si affievolirono l'anno dopo, a causa della rapida ridiscesa in C2. Infine, al clamoroso esito del campionato 2001-2002, con i grigi che dapprima sperperarono nelle ultime giornate, a beneficio del Prato, l'abbondante vantaggio accumulato nei primi due terzi del torneo e successivamente persero la semifinale dei play-off a causa di una larga e inopinata sconfitta interna contro la meno quotata Sangiovannese, si aggiunse il triste epilogo dell'anno successivo: alla fine del campionato 2002-2003 la società, dopo anni di delusioni sportive e di tribolati passaggi di proprietà che coinvolsero anche il patron del Livorno ed ex-presidente del Genoa Spinelli, retrocesse tra i Dilettanti, per poi dichiarare il 13 agosto 2003 fallimento per inadempienze economiche.

La rinascita e il ritorno tra i professionisti

L'attaccante Fabio Artico, protagonista del ritorno dell'Alessandria tra i professionisti nel 2008

In virtù delle normative federali il comune di Alessandria si fece carico di dare continuità alla tradizione calcistica cittadina fondando un nuovo club denominato Nuova Alessandria 1912, che ripartì dall'Eccellenza regionale. Nel 2004 una cordata di imprenditori locali acquistò dalla curatela fallimentare il marchio originale e le dotazioni del club preesistente; l'Alessandria fece così il suo ritorno nel calcio italiano, salendo con facilità nel campionato di Serie D. La tifoseria grigia, inizialmente ostile all'iniziativa comunale (tanto da non seguire la nuova squadra per la durata dell'intero campionato 2003-2004), venne infine ricondotta al seguito dell'Alessandria.

Dopo alcuni tornei di transizione, il 30 marzo 2008 l'Alessandria ottenne con largo anticipo sulla fine del campionato la promozione in Lega Pro Seconda Divisione per la stagione 2008-2009; il primo torneo tra i professionisti, a cinque anni dal fallimento, vide l'Alessandria costantemente al vertice. Mancata la promozione diretta in Prima Divisione per una peggiore differenza reti rispetto al Varese e persa poi la finale play-off contro il Como, la squadra grigia realizzò comunque il doppio salto dalla quinta alla terza serie, venendo inserita, al termine del torneo, nel novero delle ripescate per il campionato 2009-2010.

Completata la propria rinascita, al termine di un campionato di buon livello la società passò dalle mani dell'imprenditore ovadese Gianni Bianchi a quelle del già presidente del Sansovino Giorgio Veltroni. Malgrado l'improvviso ripresentarsi di criticità economiche, la squadra, ben condotta dal tecnico Maurizio Sarri, andò oltre i pronostici, centrando il terzo posto finale del campionato 2010-2011, miglior risultato sportivo da diversi decenni a quella parte, e la prima partecipazione ai play-off per la promozione in Serie B, poi persi al cospetto della Salernitana. L'era Veltroni si chiuse dopo un'unica stagione, con il ritorno sotto l'egida di imprenditori locali, ma vicende giudiziarie portate in dote dall'ex proprietà relative al caso Scommessopoli costarono alla squadra la retrocessione a tavolino in Lega Pro Seconda Divisione.

Anni in terza serie, la Coppa Italia di Serie C e il ritorno in Serie B

Nel gennaio 2013 la società passò nelle mani dell'imprenditore torinese Luca Di Masi e, al termine del campionato 2013-2014, ottenne l'accesso al nuovo campionato di terza serie, istituito nella susseguente stagione sportiva.

Moreno Longo, allenatore dei grigi, artefice del ritorno in Serie B nel 2021, dopo quarantasei anni di assenza.

Nella stagione 2015-2016 raggiunse la semifinale della Coppa Italia, eliminando in trasferta due formazioni di Serie A (Palermo e Genoa) e due di Serie B (Pro Vercelli e Spezia), diventando la prima formazione di terza serie in grado di raggiungere una fase così avanzata della competizione dopo trentadue anni.

Nella stagione 2016-2017 i grigi, allenati da Piero Braglia, stabilirono il record di punti nella prima parte di campionato (47), diventando anche la prima squadra capace di rimanere imbattuta nel girone d'andata. Nel girone di ritorno, però, l'Alessandria non mantenne lo stesso ruolino di marcia, dilapidando tutto l'ampio vantaggio accumulato sulla seconda, fino a terminare la stagione al secondo posto, con gli stessi punti della Cremonese, ma con lo scontro diretto a favore di quest'ultima, che quindi ottenne una clamorosa promozione. Malgrado il cambio di allenatore a tre giornate dalla fine con l'ingaggio di Giuseppe Pillon, all'Alessandria non rimase che la disputa dei play-off per il secondo anno consecutivo. Dopo avere superato la Casertana nel turno preliminare, il Lecce ai quarti di finale e la Reggiana in semifinale, la squadra piemontese si arrese nella finale in gara unica, persa contro il Parma.

La stagione 2017-2018, con Cristian Stellini in panchina, vede i grigi posizionati al quartultimo posto in classifica dopo i primi 15 turni di campionato. Dalla 16ª giornata la squadra, affidata a Michele Marcolini, fu protagonista di un deciso cambio di marcia che le permise di agganciare agevolmente la zona play-off e di vincere, inoltre, la Coppa Italia di Serie C, superando, nella doppia finale, la Viterbese. Negli ottavi di finale dei play-off l'Alessandria venne tuttavia eliminata a sorpresa dalla Feralpisalò (vittoria per 3-2 in trasferta e sconfitta per 1-3 in casa).

Nella stagione seguente la panchina venne affidata all'allenatore Gaetano D'Agostino, sollevato poi dall'incarico alla 27ª giornata e sostituito da Alberto Colombo. Dopo avere terminato al 10º posto in classifica con 45 punti la stagione regolare del girone A della Serie C, la squadra venne eliminata al primo turno dei play-off dalla Pro Vercelli, perdendo 3-1 in trasferta.

A seguito della conclusione del rapporto contrattuale di Massimo Cerri e di Alessandro Soldati con l’Alessandria, il 3 giugno 2019 venne ufficializzato il ritorno in società della bandiera grigia Fabio Artico in qualità di direttore sportivo e, successivamente, quello di Cristiano Scazzola come allenatore e Marco Martini come vice. A gennaio Scazzola venne sostituito da Angelo Gregucci, con cui il campionato venne concluso al quinto posto e con la successiva eliminazione agli ottavi di finale dei play-off contro il Carpi dopo un pareggio in trasferta (2-2), a causa del peggiore piazzamento in classifica rispetto agli emiliani.

Nella stagione 2020-2021 l'Alessandria militò nel girone A della Serie C: dopo un girone d'andata deludente, Angelo Gregucci venne sostituito da Moreno Longo. La squadra mostrò un ottimo rendimento nel girone di ritorno, chiudendo il campionato al secondo posto. Nel corso dei play-off per l'assegnazione dell'ultimo posto disponibile per l'accesso alla Serie B, i grigi eliminarono Feralpisalò e AlbinoLeffe rispettivamente ai quarti di finale e nelle semifinali, trovando il Padova in finale. La gara d'andata all'Euganeo di Padova terminò 0-0. Nella gara di ritorno, al Moccagatta di Alessandria, nel corso dei 90 minuti regolamentari e dei successivi 30 supplementari il risultato rimase fermo sullo 0-0. Il verdetto finale venne pertanto deciso dai tiri di rigore, con i grigi che si imposero per 5-4, ritornando pertanto in Serie B dopo 46 anni. Il successivo campionato di Serie B 2021-2022 si concluse amaramente per gli alessandrini, che retrocessero in Serie C per effetto della sconfitta subita all'ultima giornata in casa contro il L.R. Vicenza, che, a parità di punti, ebbe accesso ai play-out per avere vinto i due scontri diretti contro i grigi.

Le difficoltà al ritorno in Serie C

Nella successiva stagione, l'Alessandria viene inserita nel girone B di Serie C. In estate, il presidente Di Masi annuncia di voler smantellare la squadra e di voler vendere la società. In seguito decide, tuttavia, di restare alla guida dei grigi ma di avviare un progetto giovane e sostenibile, in attesa dell'arrivo di potenziali acquirenti. Al termine della stagione, la squadra mantiene la categoria dopo aver vinto, nel doppio confronto, le gare di play-out contro il San Donato Tavernelle.

Il 14 maggio 2023 la società passa nelle mani di Enea Benedetto (60%) e Alain Pedretti (40%). I mesi seguenti si rivelano molto complicati per l'Alessandria, con difficoltà nell'iscrizione della squadra al campionato di Serie C e frequenti litigi e tra i due soci, che portano a un via vai di collaboratori e direttori e alla cessione dei giocatori in rosa più importanti. Nel settembre 2023 vengono licenziati il dg Zerbo (reintegrato come direttore amministrativo poco dopo) ed il direttore sportivo Umberto Quistelli quest'ultimo dopo essere stato trasportato in pronto soccorso a causa di una rissa con Michel Stojkovic, "market maker" designato da Benedetto. Pochi giorni dopo, nel caos societario più totale, viene esonerato anche l'allenatore Fulvio Fiorin, sostiuito da Vitantonio Zaza, già allenatore della formazione Under-15. Il 4 ottobre viene reintegrato anche Quistelli e in panchina Zaza viene sostituito da Marco Banchini.. Con la squadra all'ultimo posto in classifica (un solo punto in 7 partite) e la società in forte difficoltà finanziaria Enea Benedetto e Alain Pedretti cedono tutte le quote alla società Alessandria 2023 S.r.l. guidata dall'imprenditore Andrea Molinaro. Benedetto mantiene, in un primo momento, la carica di Presidente, mentre Molinaro assume la carica di Amministratore Delegato. Questo nuovo assetto societario porta maggiore serenità al Club e la squadra inanella le prime vittorie stagionali. Tuttavia, nonostante i buoni risultati, Ninni Corda decide di sostituire l'allenatore Marco Banchini con Sergio Pirozzi, ex sindaco di Amatrice e consigliere regionale del Lazio. Il 7 dicembre viene nominato un nuovo CdA: dopo 7 mesi Benedetto esce definitivamente di scena e Molinaro assume la carica di presidente. Dopo varie prestazioni poco convincenti e una serie negativa di risultati, il 27 dicembre la dirigenza decide di esonerare sia Ninni Corda che Sergio Pirozzi, richiamando alla guida dei grigi Marco Banchini, esonerato poco più di un mese prima.

L'Alessandria Calcio 1912 è una società calcistica italiana con sede ad Alessandria, in Piemonte. Fondata nel 1912, è una delle squadre più antiche d'Italia.

L'Alessandria ha disputato 25 stagioni in Serie A, la massima serie del campionato italiano di calcio, e ha vinto la Coppa Italia nel 1936.

I colori sociali sono il grigio e il bianco, e lo stadio di casa è lo stadio Giuseppe Moccagatta.

L'Alessandria è stata una delle prime squadre italiane a raggiungere la notorietà internazionale, vincendo la Coppa delle Alpi nel 1961 e la Coppa anglo-italiana nel 1973.

Il periodo di maggior successo dell'Alessandria è stato quello degli anni '30, quando raggiunse la finale di Coppa Italia nel 1936 e vinse la Serie B nel 1932 e nel 1946.

L'Alessandria è tornata in Serie A nel 1950 e vi rimase per tre stagioni prima di retrocedere in Serie B.

La squadra ha trascorso la maggior parte degli anni '50 e '60 in Serie B, con l'eccezione della stagione 1957-58, quando riuscì a tornare in Serie A per un anno.

Negli anni '70, l'Alessandria tornò in Serie A per due stagioni, nel 1971-72 e nel 1973-74, ma fu nuovamente retrocessa in Serie B.

L'Alessandria ha trascorso la maggior parte degli anni '80 e '90 in Serie B, con l'eccezione della stagione 1986-87, quando riuscì a tornare in Serie A per un anno.

Negli anni 2000, l'Alessandria retrocesse in Serie C1 e rimase in questa serie fino al 2004, quando fu retrocessa in Serie C2.

L'Alessandria tornò in Serie C1 nel 2006 e rimase in questa serie fino al 2010, quando fu promossa in Serie B.

L'Alessandria ha giocato in Serie B per due stagioni prima di essere retrocessa in Lega Pro nel 2012.

L'Alessandria è tornata in Serie B nel 2016 e ha giocato in questa serie per cinque stagioni prima di essere retrocessa in Serie C nel 2021.